Per grazia ricevuta
Poche
ore a Milano, quasi quaranta giorni a Roma. Adesso che il sipario è
definitivamente calato sulla vicenda-doping le impressioni sono diventate
realtà: ingiustizia è stata fatta, a tutti i livelli e non resta
che l'amarezza di aver visto insigni giuristi stravolgere, oltre al regolamento,
anche le norme del diritto.
Quello che i giudici «milanesi» della Disciplinare avevano sentenziato
nello spazio di un pomeriggio, è stato ribadito a Roma. Il 30 ottobre,
in occasione del processo-Caf, si arrivò alla sentenza definitiva in
un batter d'occhio.
Per questo erano attese le motivazioni firmate dal dottor Livio Paladino Sono
arrivate, come detto, dopo quasi quaranta giorni e hanno finito col sollevare
l'ennesimo polverone. I punti interrogativi restano tutti senza risposta.
Ma c'è di più, anzi di peggio. I giudici della Commissione d'Appello
Federale hanno sposato la tesi della Disciplinare che aveva azzardato la certezza
(?) che il farmaco proibito ingerito da Carnevale e Peruzzi non fosse il Lipopill.
Nelle
motivazioni, dopo un fumoso e a tratti irritante preambolo si legge: «Non
è credibile che la fentermina (cioè la sostanza proibita, ndr)
sia stata assunta con le capsule di Lipopill, discende di conseguenza che
l'ingerimento è avvenuto in maniera diversa». Cioè? Cosa
significa?
Trovandosi di fronte ad un delitto, con il corpo dell'assassinato trafitto
da un coltello, i giudici Caf decidono che l'arma del delitto non è
quel coltello ma che si deve pensare ad un'arma da fuoco. E che si tratti
addirittura di un omicidio premeditato. Il fatto che non ci siano prove, nétantomeno
indizi, poco importa!
Ma si va oltre. I giudici (?) Caf scrivono che nel momento stesso in cui il
calciatore assume una sostanza proibita determina quell'«elemento volitivo»
che automatizza il «dolo». Si legge nella motivazione: «Il
fatto è stato commesso con dolo, essendo stata compiuta l'assunzione
con perfetta coscienza e volontà». C'è bisogno di ulteriori
commenti? Si parla tanto di grazia imminente, sarebbe opportuna, oltre che
per Carnevale e Peruzzi, anche per i giudici di Disciplinare e Caf.
Tratto da La Roma dicembre 1990
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